giovedì, giugno 28, 2012

Marmellata di Latte

Ingredienti:
La casseruola che ho usato by Giannini
  • 750 ml di latte fresco intero.
  • 250 ml di panna fresca.
  • 250 gr di zucchero semolato.
  • 1 cucchiaino da caffè di bicarbonato.
  • 1/2 stecca di vaniglia.
Strumenti:
  • Utilizzare una casseruola con fondo spesso e/o antiaderente.
  • Una volta completata l'esecuzione, questa dose di marmellata, occuperà due barattolini di vetro da 250 ml.
Esecuzione:

Scaldare il latte con la panna nella casseruola su un fuoco medio basso. Quando il liquido si sarà intiepidito, aggiungere lo zucchero, la mezza stecca di vaniglia e il bicarbonato.

Lasciare sul fuoco per almeno 1 ora e 30 minuti, mescolando di tanto in tanto. Attenzione alla vigoria del fuoco che potrebbe bruciare la marmellata e far fuoriuscire tutto il composto dalla casseruola, decretando un appiccicosissimo disastro e la fine prematura della preparazione...

Dopo un ora e mezza il composto si sarà addensato abbastanza ma sarà ancora liquido e avrà assunto il tipico colore della caramella mou. Più si procederà con la cottura, più il liquido si addenserà e diventerà scuro.

La consistenza ideale, per il mio gusto, viene raggiunta dopo 1 ora e 50 minuti di cottura.


mercoledì, marzo 07, 2012

Farina di Manitoba


Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
La farina manitoba è una farina di grano tenero (Triticum aestivum) del Nord America di ottima qualità. Viene definita una farina "forte" per distinguerla da altre farine, più deboli. La "forza" (in inglese "strength") della farina viene indicata dal valore del coefficiente "W": più alto è il valore, più la farina è forte. Una farina debole ha un valore W inferiore a 170 mentre la manitoba ha un valore W superiore a 350.
Origini
Questo tipo di farina prende il nome dalla zona di produzione dove inizialmente cresceva un grano forte e resistente al freddo: Manitoba, vasta provincia del Canada, che, a sua volta, prende il nome dall'antica tribù Indiana che l'abitava. Attualmente si definiscono come manitoba tutte le farine con W > 350 qualsiasi sia la zona di produzione e la varietà di grano con la quale viene prodotta.
Uso 
La caratteristica principale di questa farina è di contenere una grossa quantità di proteine insolubili (glutenina e gliadina) che, a contatto con un liquido nella fase d'impasto, producono glutine. Il glutine forma una tenace rete che, negli impasti lievitati trattiene i gas della lievitazione permettendo un notevole sviluppo del prodotto durante la cottura; nel caso delle paste alimentari trattiene invece gli amidi che renderebbero collosa la pasta e permette una cottura al dente. Si trova in confezioni industriali e anche in pacchi per uso domestico; viene usata dal fornaio, dal pasticcere, in pizzeria. Fuori dall'Italia, dove per legge la pasta si può produrre esclusivamente con il grano duro, è adoperata anche nell'industria della pasta all'uovo. I mulini spesso la adoperano per "tagliare" altre farine, aumentando in questo modo il coefficiente W totale della farina. L'impasto fatto con la manitoba risulterà più elastico e più forte, adatto per la lavorazione di pane particolare (baguette francese, panettone e pandoro), della pizza a lunga lievitazione, delle ciaccie o torte al formaggio pasquali e di particolari paste alimentari.

lunedì, gennaio 23, 2012

Bonsai di Vite

Bonsai di Vite
La pianta è un arbusto rampicante con portamento generalmente determinato dal sistema di allevamento. Il portamento naturale è irregolare, con ramificazione rada ma molto sviluppata in lunghezza, anche diversi metri. Le forme spontanee della sottospecie sylvestris sono rampicanti e i pochi rami si confondono con la vegetazione delle piante circostanti; le forme inselvatichite della sottospecie vinifera mostrano un fusto più o meno sviluppato con rami procumbenti o rampicanti secondo le condizioni, più o meno densamente ramificati. Il fusto è più o meno contorto e irregolare, di varia lunghezza, con ritidoma persistente che, forzato a mano, si distacca a nastro. La colorazione, grigiastra nei rami di un anno, diventa marrone con lo sviluppo del ritidoma. La vigoria del fusto e dei rami è strettamente condizionata dal portinnesto. Il legno ha una colorazione bruno-giallastra. La ramificazione è originata da tre tipi di gemme. Dalle gemme dormienti si sviluppano i germogli nella primavera successiva; dalle gemme pronte si sviluppano nello stesso anno germogli di secondo ordine, comunemente detti femminelle; dalle gemme latenti, che restano in quiescenza per un numero indefinito di anni, si sviluppano germogli più o meno vigorosi, comunemente detti succhioni. I rami giovani allo stato erbaceo sono detti germogli o pampini, una volta lignificati sono detti tralci. I tralci lignificati hanno un colore bruno-giallastro, con evidente striatura longitudinale; i nodi sono ingrossati e gli internodi relativamente brevi. In corrispondenza dei nodi, sui tralci dell'anno, si inseriscono tre diversi organi: i cirri, le foglie, le infiorescenze. I cirri, comunemente detti viticci, sono organi di sostegno opposti alle foglie, che hanno uno sviluppo a spirale elicoidale permettendo l'ancoraggio del germoglio ad un supporto di qualsiasi natura. Nella V. vinifera i cirri sono ramificati e si formano in modo discontinuo: dopo due nodi provvisti di cirri si forma un terzo nodo che ne è privo. Inizialmente sono erbacei, poi lignificano. In genere sono poco persistenti e dopo un anno, o poco più, si staccano dalla pianta. Cirri e infiorescenze hanno la stessa origine, pertanto sono organi omologhi disposti in posizioni differenti lungo il tralcio: in generale le infiorescenze si sviluppano nei nodi basali o in quelli prossimi alla base, mentre i cirri compaiono a partire dall'8°-10° nodo. Non sono infrequenti organi misti, formati in genere a seguito di impollinazioni irregolari, con piccoli grappoli in parte trasformati in cirri. 
[Tratto da Wikipedia]